Il passato non ha alibi
La prima indagine di Guerino Manforte


Uno scossone lo costrinse a riaprire gli occhi; la sagoma sfocata di Ottone era comodamente accucciata ai suoi piedi. Guerino si era addormentato alla maniera degli anziani, ciondolando la testa fin quando, vinto dal sonno, non l’aveva lasciata cadere a peso morto in avanti, con il mento adagiato sul torace e una incipiente cervicale che lo avrebbe infastidito per tutto il giorno. L’autobus si era fermato su uno spiazzale all’uscita di un tornante; guardò fuori e vide l’autista intento a sollevare il cofano posteriore per permettere al motore di respirare. Alcuni passeggeri ne avevano approfittato per sgranchirsi le gambe.

Che dici, Ottone, scendiamo a prendere un po’ d’aria anche noi?”

Il cane lo guardò indolente, sbadigliò e tornò a chiudere gli occhi acciambellandosi col muso nascosto sotto una zampa.

Messaggio ricevuto” prese atto Guerino mentre si massaggiava il collo e sollevava le gambe per scavalcarlo e incanalarsi sul corridoio centrale.

Una volta scesi i tre gradoni, si stirò le braccia, respirando a pieni polmoni l’aria fresca che sapeva di puro e incontaminato. Per Roccabuona restavano non più di 20 km ma l’unica strada che si inerpicava in mezzo ai boschi costringeva i veicoli a un’andatura talmente controllata che non era raro essere tallonati da ciclisti abituati a quelle salite.

Gettando lo sguardo oltre il limitare dello spiazzale la vista si allargava sulle montagne circostanti che si stagliavano in lontananza e su una vallata verde di contorno. Pur essendoci nato ricordava poco di quei luoghi; la sua famiglia aveva lasciato Roccabuona quando aveva poco più di 5 anni e da quel giorno non ci aveva più messo piede. Si era trasformato in un animale cittadino avvezzo al caos, al traffico e ai rumori. Terminato il liceo si era iscritto a giurisprudenza a Torino, dove aveva trascorso quasi tutti i restanti 57 anni della sua vita, facendo carriera nel corpo dei carabinieri e poi come detective privato. Era solito indossare lunghi impermeabili con la cinta in vita che lo facevano somigliare a quei personaggi delle serie poliziesche che tanto detestava, ispettori o pseudo tali che riuscivano ad acciuffare un assassino a settimana, belli e sorridenti come modelli che sponsorizzano dentifrici.

Un uomo anziano gli si avvicinò con un thermos in mano e gli offrì del caffè; Guerino apprezzò il gesto e lo considerò l’inizio della sua nuova vita da pensionato, lui che aveva deciso di rifugiarsi nella casa dei suoi genitori in cerca di pace, silenzio, aria buona e stili di vita dimenticati.

Il caffè aveva un sapore amarognolo e deciso; quando l’anziano si accorse della smorfia apparsa sul suo viso sorrise, prese un secondo bicchiere dallo zaino e gli propose un brindisi.

Fortino, eh?”

Ma non è caffè?” chiese Guerino mentre fissava il fondo della sua tazza colorata.

Lei deve essere un forestiero se non conosce quello che sta bevendo; si tratta di caffè corretto con un liquore a base di genziana e un pizzico di radice di Imperatoria. Dia retta a me, è un toccasana per la salute”

Ah” si limitò a commentare; avvicinò il contenitore al naso per annusarlo e tornò a berlo a piccoli sorsi. Vista da quella nuova prospettiva, il sapore si faceva interessante e il retrogusto più godibile.

Ne vuole ancora?”

Grazie ma preferisco rimanere sobrio. A proposito” riprese mentre restituiva il coperchio del thermos, “sa quanto manca per arrivare a Roccabuona?”

Roccabuona accoglie turisti per la neve, per le sue tradizioni, le ricostruzioni storiche e qualche antico mistero; lei per quale motivo sta andando, se posso permettermi?”

Mio padre è nato qui, ho una casa a qualche centinaio di metri dal centro del paese”

Può darsi che conosca suo padre dunque”

Ne dubito; si chiama Orante Manforte ed era insegnante di liceo. Lasciammo Roccabuona quando venne trasferito in città, all’epoca ero solo un bambino. Mia madre, invece, si chiama Adalgisa Morelli e si sono conosciuti quando lui era ufficiale dell’esercito”.

Nel frattempo l’autista aveva ripreso il suo posto e riacceso il motore mentre una fila ordinata di passeggeri risaliva sul mezzo.

Aspettano noi” concluse l’anziano mentre richiudeva il thermos nello zaino. “Arriveremo in paese tra meno di un’ora. Vedrà che si troverà bene, se cerca tranquillità ha scelto il luogo più adatto”.