L'aria che si respirava a Roccabuona in quella breve porzione di tempo che separava la notte dalle prime luci dell’alba, rappresentava un vero toccasana per la salute di Guerino, e stimolava un profondo spirito riflessivo. Persino Ottone, che non si faceva mai mancare un paio di sbadigli lungo il percorso, pareva avvolto da una strana aura, una luce negli occhi vagamente malinconica.
Il sentiero che si snodava alle spalle dello chalet in cui vivevano, poco fuori dal paese, si apriva quieto tra le macchie boschive di cui erano ricoperte le montagne circostanti, un magnifico turbinio di colori sfumati composto da faggi, aceri, tigli e olmi, che ospitavano una ricca fauna selvatica. Come sottofondo musicale la natura offriva un repertorio di canti e di versi che si potevano percepire nel silenzio di quell’angolo di paradiso.
Giunti in un'ampia radura tagliata dal Rio della rocca, un ruscello che nasceva sulle cime del Gran Sasso, ci si poteva concedere una pausa nell'area attrezzata con panche e tavoli o proseguire in varie altre direzioni, una delle quali risaliva la collina del Faggio e conduceva alla tenuta dei Savoldelli, un tempo ricca e potente famiglia del luogo.
La routine quotidiana prevedeva uno spuntino a base di caffè o tè accompagnato da biscotti fatti in casa, mentre Ottone rimaneva fedele, suo malgrado, agli snack dietetici, consumati fra lunghi dormiveglia e rari momenti di lucidità.
Dopo diversi mesi in cui a Roccabuona non aveva fatto altro che nevicare, rendendo spesso impraticabili i sentieri della zona, quel mercoledì di inizio aprile aveva regalato al paese una giornata tiepida e soleggiata, con le strade che erano tornate a riempirsi di una brulicante vitalità.
Grazie all'impegno della Pro Loco e di un comune molto attivo nell'organizzare e sostenere fiere, attività e manifestazioni culturali, Roccabuona viveva diversi periodi dell'anno in cui accoglieva turisti e concittadini che vi facevano ritorno. La vicinanza con alcune delle più note località sciistiche della regione, inoltre, garantiva un flusso costante di forestieri, specie nei lunghi periodi invernali.
Lasciato il tempo a Ottone di perlustrare l'area e alla sua anima di rigenerarsi, Guerino si rimise lo zaino in spalla e, insieme, presero la via del ritorno, che percorsero in poco meno di un'ora.
Dopo essersi rilassato sotto il getto di una doccia calda, l'ex detective passò alla vestizione: per quanto fosse un tipo riservato e poco incline alle luci della ribalta, gli piaceva scegliere con cura gli abiti da indossare. Alla fine, aveva optato per un pullover bianco a collo alto di lana merino, una giacca scura e un paio di pantaloni sartoriali di lana flanella color antracite. Soddisfatto del risultato che gli presentava lo specchio, scese in cucina e, nell'attesa che il caffè uscisse dalla moka, incassò il rifiuto di Ottone ad accompagnarlo in paese, gli riempì la ciotola dell'acqua e gli mise una manciata di croccantini in quella del cibo; infine differenziò i rifiuti accumulati la sera precedente.
“Sarò a casa prima di pranzo, tu difendi il fortino e cerca di non mettere tutto a soqquadro, mi raccomando”.
Ormai abituato alle assenze dell'amico umano, il cane lo guardò distrattamente dal divano in cui era sprofondato, fece finta di scodinzolare e si voltò in cerca della posizione perfetta per godersi il riposo dei giusti.
Lungo il sentiero che conduceva in paese, inviò un paio di messaggi tramite WhatsApp per confermare l'appuntamento delle 9:00 al bar di Alfredo; da un po’ di giorni aveva notato un frenetico viavai nella libreria di Jerry, ma tutto era rimasto avvolto da un fitto alone di mistero.
“Sto preparando qualcosa di importante, il tempo di sistemare gli ultimi dettagli e renderò nota la notizia. Prometto che voi” dove per voi era solito intendere la cerchia di amici intimi della quale faceva parte anche Guerino, “avrete l'anteprima in esclusiva” aveva annunciato in pompa magna.
Al suo arrivo trovò padre Giulio e il professor Di Stefano già seduti al tavolo; se il parroco si dimostrava tutto sommato comprensivo con le convinzioni poco ortodosse di Jerry, in cui trovavano posto, in ordine sparso, misteri universali, presenze oscure, creature mitologiche e personaggi che avrebbero fatto la gioia di Lovecraft, con il professore non correva buon sangue a causa di ricorrenti scontri concettuali avuti in passato; il fatto che Saverio, suo nipote, fosse amico fraterno di Jerry e lavorasse come tuttofare in libreria, gli garantiva, comunque, un minimo di credito ai suoi occhi.
“Ancora una volta devo lodare il suo senso estetico” commentò Di Stefano nel vedere Guerino avvicinarsi.
“Buongiorno” si accodò l'ex detective prendendo posto. “Chi stiamo aspettando, a parte l'organizzatore dell'evento?”
“Jerry è amico di tutti e di nessuno; a mio avviso il cerchio è già chiuso” padre Giulio si tirò su le maniche del maglione.
Di corporatura robusta e idee progressiste, almeno fin quando non si scontravano eccessivamente con il credo che praticava, il parroco amava vestire in borghese, fare compagnia ai malati e agli anziani, invitare alla messa domenicale chiunque incrociasse per strada e leggere romanzi gialli come fossero nuovi capitoli del Vangelo. Di animo semplice, non era raro vederlo scontrarsi verbalmente con il medico di Roccabuona, Marzio Forti, avido fumatore di sigari cubani e promotore di idee marxiste, al punto da essere soprannominati Don Camillo e Peppone.
“Dato che siamo ospiti di Jerry, direi di ordinare qualcosa da bere mentre lo aspettiamo” propose Guerino.
Prima che potessero muoversi, però, Alfredo si presentò con un vassoio, tre bicchieri e una bottiglia di prosecco.
“Ho avuto disposizioni di servirlo non appena foste arrivati. Non chiedetemi cos'ha in mente quel ragazzo, a me sembra solo matto” scherzò il barista mentre riempiva i bicchieri.
“Non vi nego una certa curiosità” commentò don Giulio sollevando il calice e proponendo un brindisi.
“E sia” lo seguirono gli altri due, “alla salute di Jerry”
“Che Nortia le doni la grazia” ricamò le parole Di Stefano, che subito aggiunse: “per chi avesse il desiderio di arricchire il proprio bagaglio culturale, Nortia era la dea della fortuna venerata dal popolo etrusco; sembra che il toponimo di Norcia, la graziosa località umbra, derivi proprio dal culto di questa dea”
“Conoscendolo, ne avrà parecchio bisogno” ci scherzò su padre Giulio.
Alle 9:23, Jerry fece il suo ingresso; salutò i presenti, appoggiò un grosso scatolone su uno dei tavoli liberi e raggiunse gli amici.
“Altri cinque minuti e trovavi la bottiglia vuota” lo accolse Guerino.
Contrariamente al solito, sotto un giubbotto leggero che aveva già sfilato, Jerry indossava una giacca casual di velluto a coste di colore blu con due toppe nere all'altezza dei gomiti. Uno zuccotto intonato era l'unico accessorio a cui non rinunciava mai, sia per mantenere calda la testa, sia, sospettavano in molti, per nascondere una vistosa calvizie.
“Un gran saluto ai miei cari e stimatissimi amici” esordì allargando le braccia prima di richiamare l'attenzione di Alfredo e ordinare un analcolico.
“Gran zuppa bolle in pentola” sorrise il parroco. “Se stai per annunciare le tue nozze, sappi che organizzerò una cerimonia di gran classe” azzardò.
“Accomodati e raccontaci” gli fece spazio Guerino.
“Nello scatolone conserva quello che rimane della sua dignità?” commentò il professore fra l’ironico e il sarcastico.
“Signori, vi prego, concedetemi un paio di minuti per rinfrescarmi la gola e sarò tutto vostro. Sono trentasei ore che non chiudo occhio ma, per raggiungere grandi traguardi, occorre un enorme spirito di sacrificio”
“Iniziano le massime...” lanciò il campanello di allarme Guerino.
Terminato il Crodino e svuotati i piattini di arachidi e patatine, Jerry andò a prendere lo scatolone. Alfredo, nel frattempo, aveva sparecchiato per lasciare libero il tavolo come base di appoggio.
“Tra due giorni, sabato alle ore 15:00, daremo il via all'evento dell'anno in libreria” annunciò strappando lo scotch intorno allo scatolone e portando alla luce un libro.
“Signori e signore” scimmiottò le movenze di un presentatore da circo, “dopo anni di ricerche, di sacrifici, di correzioni, di ripensamenti, grazie anche a chi mi ha sostenuto e incoraggiato e convinto a non mollare” riprese fiato, “oggi comunico la nascita del mio primo romanzo giallo, una storia che rende omaggio a grandi autori del passato, una trama che farà innamorare migliaia di lettori”.
Ne porse una copia a ciascuno.
“Questo è per aver pazientato” aggiunse a mo' di didascalia.
“Ignoravo di aver trascorso gli ultimi anni a pazientare” Di Stefano si rivolse agli altri due, “ma troverò senz'altro il tempo per leggerlo” garantì in uno slancio di generosità.
“Ti ucciderò due volte” enfatizzò il titolo padre Giulio.
“Bello, no? Originale, inquietante e misterioso; ho impiegato mesi per sceglierlo” si inorgoglì il libraio.
“Che dire? Complimenti e in bocca al lupo, che tu possa avere il successo che sogni” aggiunse Guerino mentre leggeva la sinossi sulla quarta di copertina.
“Non trovo il nome dell'editore” il parroco continuava a sfogliare le pagine.
“Non lo trovi perché non c'è” rispose piccato Jerry. “Avrei potuto attendere il responso di una grande casa editrice ma ho preferito fare tutto da me e autopubblicarlo. Saverio mi ha aiutato moltissimo, per il resto mi sono affidato alle mie capacità di scrittore”
“Se non c'è altro” Di Stefano fece per alzarsi, “dovrei tornare al museo, alle 10:00 in punto c'è l'apertura al pubblico e devo ancora terminare di sistemare un paio di reperti appena restaurati”.
Dopo un attimo di attesa scenica, Jerry fece cenno con la mano di rimanere seduti.
“E invece c’è dell’altro, altroché se c'è! Sabato presenterò il romanzo nella sala caffetteria della libreria, e aprirò un pomeriggio incredibile, che vedrà la presenza a Roccabuona nientedimeno che di Franco Scenico e Luciano Schiappetti, autori famosissimi attualmente in tour per l'Italia a presentare il loro ultimo lavoro che, a nemmeno due mesi dall'uscita, ha già superato il traguardo delle centomila copie vendute”
“Accidenti!” Guerino pareva realmente colpito.
“Se avessi dovuto celebrare messa, l'avrei spostata al giorno successivo” ridacchiò padre Giulio.
“Comunicherò la notizia a mia figlia Loredana e non farò mancare la mia presenza” chiuse il giro di commenti il professor Di Stefano.
Da dietro il bancone si sentì Alfredo ribadire a voce alta:
“Se mi garantisci l'esclusiva del catering, ci sarò anch'io”
“Spiacente, caro amico, il buffet che si terrà nella sala consiliare è stato già organizzato e sarà offerto dall'assessorato alla cultura, sponsor dell'evento; avremo garantito anche il patrocinio del comune”
“Dove c'è di mezzo il sindaco Ballocchio non manca mai la stampa a fare da grancassa” aggiunse Alfredo. “In ogni caso, conta anche me, ci sarò senz'altro e comprerò una copia del tuo romanzo”
“Per voi ne ho già pronte quattro autografate, non mi dovete nulla”
“Se vuoi che la prenda” lo corresse Guerino, “devi farmela pagare; il lavoro va sempre valorizzato”
“Concordo con il nostro saggio detective in pensione” gli diede manforte Di Stefano. “Ne acquisterò qualche copia, ho intenzione di concedermi il piacere di fare dei regali e di silenziare qualche voce maligna che ci dipinge come acerrimi nemici”
“E non lo siamo?” Jerry gli rivolse un sorriso di speranza.
“Ovvio che sì, ma non amo le ciarle!”
“E sia, con la benedizione del Signore” si accodò padre Giulio. “Anch'io ne prenderò un paio e li esporrò in bella vista per farti pubblicità”
“Signori, mi state facendo emozionare! Terminate pure di bere, è tutto offerto dal sottoscritto, io devo scappare che ho ancora parecchie cosette da sbrigare. L'appuntamento è per sabato alle 14:30 davanti alla libreria” si congedò con un sorriso tanto largo che, per poco, le labbra non fecero un giro completo della nuca per ricongiungersi all'altezza del collo.
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